
Paolo Alberto Cattaneo ha quasi trentatré anni e vive apaticamente fumando una canna dietro l’altra nel suo bilocale invaso di formiche e cartoni di pizza da asporto. Almeno fino a quando una strana proposta lavorativa, da parte di un suo aristocratico omonimo allergico all’etichetta, non gli aprirà le porte di un mondo di cui aveva solo vagamente ipotizzato l’esistenza nei suoi deliri più complottistici: un’aristocratica società segreta che manipola il vivere quotidiano di un’intera nazione interessata soltanto al ripescaggio della propria Nazionale ai mondiali di calcio.
FORMAT E SOSTANZE
(un estratto)
CAPITOLO UNO
Zappa stava suonando Hot Rats sotto la puntina di un Systemdek II dal piatto di cristallo da più di un mese, e da una settimana, più o meno, l’intro di violino di Don Harris veniva inquinato dall’anacronistica suoneria del telefono fisso.
Il sole era appena scomparso dietro l’orizzonte, trascinando con sé la fotocopia di una giornata identica alla precedente. Visto che il giorno prima – come quello precedente ancora, e così via – Paolo non si era degnato di rispondere, cercava di non farlo nemmeno adesso, sperando così di non infrangere il continuum spazio-tempo in cui quelle giornate, periodiche come numeri dopo la virgola, lo avevano intrappolato. Ma questa volta c’era qualcosa di strano in quella suoneria dimenticata.
Non ne voleva sapere di smettere.
Paolo gettò la spugna all’inizio di Son of Mr. Green Genes, sollevò un poco lo sguardo per cercare di ricordare dove potesse essere il cordless di cui non ricordava nemmeno la forma o il colore. Ma se ancora si prendeva la briga di sgolarsi a quel modo, dopo mesi di completo inutilizzo, significava che doveva essere ancora appoggiato sulla sua base di ricarica da qualche parte in cucina.
A lottare con gli insetti.
CAPITOLO DUE
«Pronto?!»
«Finalmente, sono giorni che provo a contattarla.»
«Sì, ma chi parla?»
«Mi perdoni, ma il mio nome al momento non ha molta importanza.»
«Sarà… ma dammi almeno del tu, se non vuoi che ti sbatta il telefono in faccia.»
«Va bene, se la cosa non ti disturba, per me va bene.»
«Quindi?»
«La chiamavo, pardon, ti chiamavo per farti una proposta.»
«Dai, cazzo, non sarà mica il solito telemarketing?»
«No, certo che no. Ma se ti dicessi che tu sei Pinocchio e io la tua Fata Turchina?»
«Direi che quello che stai fumando» Paolo contemplò la brace dello spinello tra le sue mani, «è di certo meglio della mia merda.»
«Beh, questo è poco ma sicuro» confermò il suo interlocutore scrutando a sua volta la sua canna. Se fosse stato un film la conversazione si sarebbe svolta con lo schermo diviso in due a mostrare da un lato Paolo Alberto Cattaneo nel salotto del suo periferico bilocale di sessanta metri quadrati, con le tapparelle abbassate da tempo, immerso in un fumo azzurrognolo, viziato, intriso dell’olezzo dei posaceneri colmi, dei cartoni della pizza da asporto abbandonati sul pavimento sul quale un reggimento di formiche che giorni prima aveva conquistato un’isola di formaggio stava preparandosi all’attacco sulla collina del lavandino verso le stoviglie sporche nell’acquaio e dall’altra parte un Paolo Alberto Cattaneo seduto su un Serpentine alle cui spalle un’ampia vetrata incorniciava il monte di Portofino. Da un lato un Paolo Alberto Cattaneo in pantaloncini corti e bucati, con una maglietta bianca con lo scollo a V indossata probabilmente da più di una settimana e dall’altra parte un Paolo Alberto Cattaneo ricoperto da un Principe di Galles tagliato su misura e indossato, con la noncuranza classica di chi non conosce altri indumenti, su di una camicia e cravatta Finollo. Il Paolo Alberto Cattaneo di destra, già annoiato dalla conversazione, controllò l’ora su un vecchio cellulare sporco di cenere che nessuno sembrava aver più voglia di chiamare, il Paolo Alberto Cattaneo di sinistra controllò l’ora sul suo IWC Panda roteando il polso e distogliendo per un attimo la cornetta dall’orecchio. C’era un qualcosa di sincrono, familiare forse, nei movimenti dei due.
«Senti, ti ringrazio per qualsiasi cosa tu voglia vendermi ma non ho tempo» mentì, visto che il tempo era praticamente l’unica cosa di cui disponeva e, pensandoci bene, quella doveva essere la prima persona con cui parlava da più di un mese, tolto ovviamente il ragazzo della pizzeria.
«Ma io non ti voglio vendere nulla, anzi. Io vorrei invece pagarti profumatamente.»
«Mi fa davvero piacere sentirlo» disse contemplando con disapprovazione il fondo del barattolo dove conservava la marijuana e che non gli avrebbe concesso che un paio di spinelli ancora, tre, forse, se girati in austerity mode. «Non sai davvero quanto mi farebbe comodo un po’ di roba, cioè un po’ di grana, in un momento come questo, ma per quanto non me la passi certo al top preferirei continuare a farlo fuori dal gabbio.»
«Ma quello che le sto proponendo, pardon, che ti sto proponendo non è illegale. Cioè, non così tanto da mandarti in vacanza a spese dello Stato.»
«No?! Forse ignori quanto sia facile invece. Specialmente quando non puoi permetterti un avvocato decente.»
«Non in questo caso.»
«Ah, no?!»
«No!»
«Ok, di cosa si tratta allora?»
«Se possibile preferirei parlartene di persona che ne dici?»
«Che puzza di fregatura.»
«Ok, facciamo così: ti offro cinquecento euro per un paio d’ore del tuo tempo, cinquecento euro e la cena ovviamente. Potremmo fare alle otto ai Tre Merli di corso Magenta.»
«Sì, come no! Quel posto ha una lista di attesa lunga chilometri, ci vogliono mesi per avere un tavolo.»
«Quel posto è della mia famiglia e io mangio lì tutti i giorni. Ti aspetto alle otto, mi raccomando. Ah dimenticavo, fammi un favore non dire il tuo nome al maître, presentati… che so: come Pinco Pallino, ok?»
«Cristo… È uno scherzo, vero? Dovrei andare a farmi prendere per il culo nel ristorante più chic della città?»
«Se fossi nelle tue condizioni e per quei soldi io lo farei. A proposito, ti sto accreditando la somma in questo momento.»
«Peccato ci vogliano almeno un paio di giorni per un bonifico.»
«Beh, non per me, la tua banca appartiene alla mia famiglia.»
«Ok» disse cercando di ricordarsi la password dell’home banking, «sei quasi riuscito a incuriosirmi. E dimmi: c’è qualcosa che la tua famiglia non possiede?»
«Sì, in effetti c’è ed è proprio il motivo di questa conversazione.»
«O…k…» strascicò vedendo sul portatile che cinquecento euro erano davvero stati accreditati pochi minuti prima sul suo conto anoressico, «e sarebbe?!»
«Un figlio laureato.»
SCARICA L’EBOOK PER CONTINUARE A LEGGERE
Format e Sostanze (mobi)
Romanzo
mobi - (DRM free)
Download gratuito ››
© 2018 - Patrizio Pinna
Tutti i diritti riservati
Format e Sostanze (epub)
Romanzo
epub - (DRM free)
Download gratuito ››
© 2018 - Patrizio Pinna
Tutti i diritti riservati
Format e Sostanze (pdf)
Romanzo - 288 pag.
pdf - (DRM free)
Download gratuito ››
© 2018 - Patrizio Pinna
Tutti i diritti riservati
Format e Sostanze
Romanzo - 287 pag.
Brossura, copertina morbida
AL MOMENTO NON DISPONIBILE
© 2018 - Patrizio Pinna
Tutti i diritti riservati